Beyond Growth, un nuovo orizzonte della sostenibilità?  

Beyond Growth

La Conferenza “Beyond Growth”, che si è tenuta presso il Parlamento europeo a Bruxelles lo scorso maggio, ha raccolto un ampio spettro di partecipanti, tra cui politici, accademici, opinion leader, rappresentanti del settore privato, organizzazioni non governative, ed altre figure chiave interessate a “discutere e contribuire alla creazione di politiche per una prosperità sostenibile in Europa”. 

Beyond Growth, gli obiettivi dell’evento

I promotori dell’evento, formati da 20 membri del parlamento europeo e da molteplici organizzazioni, si sono prefissati alcuni obiettivi: 

  1. Discutere l’importanza della crescita economica come obiettivo politico e decostruire le ipotesi sottostanti secondo cui il PIL è l’unico mezzo per raggiungere gli obiettivi di politica economica. 
  2. Spostare il dibattito verso una politica economica orientata al futuro e verso indicatori che guardano oltre la crescita per dar forma a un’economia del benessere europea. 
  3. Definire il percorso dell’UE verso un’agenda economica più resiliente in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. 
  4. Creare un reale impatto politico con nuove proposte per stabilire un nuovo contratto sociale, economico e ambientale. 
  5. Dar vita ad alleanze nuove e insolite tra una grande varietà di parti interessate. 

L’iniziativa si è inoltre proposta di mettere in evidenza le interconnessioni tra sfide ambientali, economiche e sociali, cercando di dialogare su strategie e azioni per poterle risolvere.  

Il modello dell’economia circolare

Tra i modelli emersi negli ultimi anni spicca il concetto di economia circolare, promosso, in particolare, dalla Ellen MacArthur Foundation. Sul sito della fondazione, l’economia circolare viene definita come “un approccio sistemico allo sviluppo economico costruito a beneficio delle imprese, della società e dell’ambiente. Contrariamente al modello lineare ‘take-make-waste’, un’economia circolare è rigenerativa per progettazione e mira a dissociare gradualmente la crescita dal consumo di risorse finite”. L’economia circolare intende infatti diffondere una gestione parsimoniosa delle risorse naturali, limitandone l’estrazione grazie a beni sempre più durevoli, facilmente riparabili e riciclabili, all’innovazione e all’efficienza.  

Nonostante ciò, la realizzazione dell’economia circolare non è ancora avvenuta pienamente su scala globale. Secondo il Circularity Gap Report, report annuale che misura lo stato di diffusione della “circolarità” all’interno dell’economia mondiale, il tasso di economia circolare è passato dal 9,1% registrato nel 2018 al 7,2% nel 2023.  

La trasformazione ecologica è cruciale per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi

Il Circularity Gap Report 2023 mette in luce le opportunità per raggiungere un’economia circolare  sostenibile. Tuttavia, affinché diventino realtà, è fondamentale la collaborazione di governi a livello internazionale per adottare le soluzioni proposte e promuovere una vera trasformazione. Trasformazione che è sempre più urgente per rispettare gli accordi di Parigi del 2015, ma anche per rispettare la biosfera.  

Come segnala lo Stockholm Resilience Centre (SRC), istituto di ricerca fondato nel 2007 che studia la sostenibilità e la resilienza dei sistemi socioecologici, la situazione non risulta essere migliore se si prendono come riferimento i limiti planetari. L’SRC, in particolare, ha identificato nove “confini” planetari: perdita della biodiversità, flussi biochimici, inquinamento da sostanze chimiche, modifica del sistema agrario, utilizzo delle acque dolci, acidificazione degli oceani, riduzione dello strato di ozono e carico di aerosol atmosferici. 

Diversi limiti planetari sono stati superati o sono in procinto di esserlo. Come mostrato dal framework in costante aggiornamento, infatti, a partire dal 2018 sei dei nove limiti sono stati oltrepassati. Rimangono sotto la soglia di allarme l’acidificazione degli oceani, l’utilizzo delle acque dolci, e la riduzione dello strato di ozono. 

Vista la situazione e la difficoltà nel dar vita al disaccoppiamento tra crescita economica e impatto ambientale, come dimostra l’evoluzione cronologica dell’Earth Overshoot Day, non stupisce che, in questa fase storica, si sia tenuta una conferenza intitolata “Beyond Growth”, piattaforma che ha presentato alternative ai modelli di economia lineare e circolare, come il concetto di “degrowth” (in italiano traducibile come “decrescita”).  

Beyond Growth e la necessità di trovare un paradigma compatibile coi limiti dello sviluppo

Questa prospettiva critica e alternativa al paradigma della crescita economica ha radici storiche che affondano nel pensiero di molteplici campi del sapere e di personalità del XX secolo, tra cui spiccano André Gorz, Nicholas Georgescu-Roegen, Jacques Grinevald e Ivo Rens, oltre che di pubblicazioni come “I limiti dello sviluppo”, commissionata al MIT dal Club di Roma e pubblicato nel 1972.  

Tuttavia, la decrescita ha iniziato a farsi strada nell’opinione pubblica all’inizio del nuovo millennio attraverso gli studi e le pubblicazioni di accademici (specialmente appartenenti al ramo dell’economia ecologica), attivisti e movimenti sociali che promuovono un ripensamento radicale del sistema economico dominante.  

Tra i ricercatori di maggior spicco sullo scenario internazionale che hanno aiutato ad alimentare il dibattito sulla decrescita figura l’economista francese Timothée Parrique, che la definisce come “una riduzione pianificata e democratica della produzione e del consumo nei paesi ricchi per ridurre le pressioni ambientali e le disuguaglianze, migliorando nel contempo il benessere”. Lo stesso Parrique ritiene che la decrescita così strutturata nel Nord del mondo sia un “prerequisito per lo sviluppo sostenibile nel Sud del mondo”. Per il professore Dan O’Neill, invece, la decrescita corrisponde a una fase transitoria verso un modello di economia stazionaria in grado di rispettare i limiti planetari e la capacità di rigenerazione della biosfera. Bisogna poi ricordare che la decrescita non corrisponde a un concetto limitato a ricerche in ambito universitario. La banca d’investimenti statunitense Jefferies, nel 2022, ha tenuto un seminario sul tema, analogamente a KPMG. Nel mondo della moda, invece, marchi come L’Estrange London e Early Majority utilizzano questo principio come parte della propria strategia di business.  

“Beyond Growth” è stata una conferenza, ma anche un momento di partecipazione internazionale per esprimere la necessità di cambiamento, provando a identificare le linee guida per tracciare una società più sostenibile – secondo un approccio olistico – rispetto a quella esistente. Sebbene la strada verso questa visione sia ancora lunga e complessa, i dibattiti e l’impegno condiviso a Bruxelles mostrano che ci sono una crescente consapevolezza e volontà di abbracciare nuovi modelli capaci di integrare le esigenze umane con quelle del pianeta.